Atti coscienti 3a parte

Atti coscienti 3a Parte

Potrebbe stupire questo ulteriore approfondimento sugli atti coscienti, ma non è mai abbastanza. Dobbiamo ancora ripetere l’affermazione del Dottor Vittoz: “la ricettività è tutto”

… e quindi è assolutamente necessario che tale concetto sia correttamente e validamente appreso da chi intende utilizzare con profitto il Metodo Vittoz.

Cominciamo con un esempio di atto cosciente.
Chiudete gli occhi.
Riapriteli e gettate un breve sguardo sul primo oggetto che si offre alla vostra vista, per esempio un oggetto qualunque che si trova sullo scaffale di fronte a voi; la visione deve durare una frazione di secondo, senza cercare di analizzare i dettagli dell’oggetto.
Chiudete gli occhi e riapriteli; questa volta il vostro sguardo si fermerà ad esempio su una rosa posta in un vaso; preso il contatto con questo nuovo oggetto, lo abbandonate subito, senza fare nessun sforzo di attenzione, non fermatevi a lungo su di lui, guardatelo con l’occhio di un bambino appena nato.
Rientrati in voi, fate la stessa cosa con qualunque oggetto o immagine: con la tenda della vostra finestra, con un quadro appeso al muro, con una mosca che si è posata sul tavolo, con un raggio di luce che entra dalla finestra; in breve, con tutte le cose.
Mentre camminate per strada, gettate un colpo d’occhio che non sia distratto, che non sia vago … ossia un semplice, ma vero colpo d’occhio, su un lampione, sulla foglia gialla di un albero, sulle tegole rosse di un tetto; fate questo tipo di cose su qualsiasi oggetto, dieci volte, cento volte, mille volte se necessario.
Si tratta di ricevere una sensazione la più pura possibile, senza arrivare alla percezione, in modo da rendere praticamente nullo il pensiero.
Insomma, non si tratta di guardare, si tratta semplicemente di vedere.
Ora, ascoltate per qualche istante il tic-tac della pendola nella vostra stanza; ascoltate il rumore di una prsta che si chiude nel vostro appartamento; ascoltate il rumore di un’auto che passa per la strada, ma non guardatela, ascoltate solo il rumore che fa passando. Prestate allo stesso modo ascolto, per un piccolo istante, ai rumori che giungono dalla strada, dalla casa, dappertutto.
Se vi sentite stanchi, è perchè avete voluto ascoltare troppo tempo in una sola volta; prendetevi una pausa!
A forza di ripetere l’esercizio, lo farete senza fatica, ma è essenziale che lo facciate senza sforzo alcuno.
Non vi scoraggiate, non insistete, e passate ad un’altra cosa.
Quando riprenderete gli esercizi, ricordatevi solamente che dovete essere come una lastra fotografica nuova che deve essere ancora impressionata.

Ecco come schematicamente si deve iniziare ad esercitarsi cogli atti coscienti. Il paziente dovrà apprendere allo stesso modo a toccare, a sentire, ad avere una rapida impressione del contatto del proprio braccio sul bracciolo della poltrona, sulla stoffa della poltrona che sta sotto le sue dita senza cercare di riconoscere il tipo di tessuto, sul bottone della propria giacca, sull’odore di sigaretta presente nella stanza o sull’odore di un fiore.

Piano piano il paziente imparerà a vedere, udire, toccare, insomma ad entrare sempre più in contato col reale. Questo rappresenta assolutamente la base psichica indispensabile da ricostruire; l’atto cosciente permetterà così di rientrare nel presente, e di rendere lo stesso presente meno penoso ed angosciante.

Potrebbe accadere di sentirsi affaticati e tesi. Il consiglio è di rilassarsi. Per rilassarsi non è necessario alzarsi dalla sedia o dalla poltrona sulle quali eravamo seduti; nello stesso tempo non è necessario rilassarsi a tutti i costi, perchè si otterrebbe l’effetto contrario. E’ invece utile fare degli esercizi accostandosi ad essi, con la maggior tranquillità di cui siete capaci. Accomodatevi bene sulla poltrona su cui siete seduti, appoggiatevi bene al suo schienale, le piante dei piedi appoggiate comodamente sul pavimento, le braccia ben appoggiate sui braccioli della poltrona, come se foste una statua egiziana. Prima di distendervi nel vero senso della parola, respirate tranquillamente, ampiamente, più volte di seguito.
Si tratta ancora una volta di sentire ed intendere il vostro respiro, piuttosto che di pensare alla vostra respirazione.
Durante l’inspirazione: il torace si solleva e si dilata, il diaframma si abbassa.
Un istante di riposo, la pausa, e quindi l’espirazione che è il contrario dell’inspirazione.

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